C’è un settore che da qualche anno sta vivendo un pieno boom e che non risente di alcuna crisi, perché il suo mercato è diventato enorme.
Si tratta degli spyware, quei software che appartengono alla categoria dei malware e che raccolgono informazioni sull'attività online di ignare persone, ovviamente senza il loro consenso.
In questo ambito opera almeno una quindicina di aziende, come ad esempio le internazionali NSO, Cytrox, Intellexa, Paragon, oppure le italiane RCS Labs, Memento Labs, Negg, Raxir.
I prodotti più noti si chiamano Pegasus, Predator, Graphite, Hermit (quest’ultimo è lo spyware italiano sviluppato da RCS Labs) ed essi si suddividono in due grandi categorie ben distinte :
Il più pericoloso di tutti gli spyware comunque è Pegasus, proprio perché attualmente è l’unico che si installa senza necessità di clic o di azioni da parte delle vittime, visto che per attivare quel software malevolo basta un ben condotto exploit, che, sfruttando quelle vulnerabilità che sono presenti in tutti i dispositivi, faccia leva su qualche falla nel sistema di verifica dei dati per riuscire a entrare nel sistema di controllo dell’apparato (per molti utenti iPhone, ad esempio, è bastato aprire un iMessage per attivare quel software malevolo).
Gli attacchi zero-click
Una volta che un telefonino viene infettato da Pegasus, il malware può leggere i messaggi e le e-mail, può ascoltare le chiamate, può registrare le password e può persino tenere traccia delle posizioni visitate.
Tutte queste caratteristiche sembrerebbero rendere Pegasus un temibile oggetto di repulsione per la maggior parte degli individui, ma per fortuna per il momento non è ancora così, perché sia Pegasus sia gli attacchi zero-click sono decisamente costosi.
Infatti, Pegasus viene venduto agli stati nazionali ad un prezzo di vari milioni di dollari, e anche gli attacchi zero-click sono estremamente costosi, considerato che una catena di infezioni zero-click con persistenza può costare anche 2,5 milioni di dollari.
Personalmente non ho quindi nulla da temere da Pegasus, perché sono sicuro che nessuno spenderà cifre come quelle per spiare me e gli altri umili mortali come me.
Le centinaia di giornalisti, le centinaia di dissidenti, la quindicina di capi di stato che si sono ritrovati i telefonini infettati e intercettati da Pegasus invece fanno molto bene a sospettare di quello spyware, che era nato per il contrasto alla criminalità e al terrorismo, ma che sempre più spesso e da sempre più Paesi viene utilizzato per la sorveglianza di personaggi politici, di attivisti, di cronisti e di corrispondenti.
Ci sono diversi segnali che possono far capire se uno smartphone sia stato infettato da uno spyware.
Ad esempio, se si notano
tutto ciò potrebbe indicare che lo smartphone stia inviando oppure ricevendo una anomala mole di dati e potrebbe far pensare che qualche malintenzionato ne abbia acquisito il controllo tramite uno spyware.
Alcune semplici regole che potrebbero essere d’aiuto: