Non è vero che la legalizzazione fermerebbe il mercato nero della cannabis
Una delle maggiori
argomentazioni dei sostenitori della legalizzazione della cannabis è che con la
fine del proibizionismo si colpirebbero gli affari delle mafie e si
assisterebbe alla scomparsa del mercato nero.
Però
tale argomentazione è priva di fondamento, perché se si considera quanto è
accaduto in Canada, dove nel 2018 è stato depenalizzato il possesso di cannabis
per fini ricreativi, si può facilmente vedere come là il traffico illecito non si
sia estinto in alcun modo.
Tale
mancata sparizione si spiega con le seguenti motivazioni:
- gli spacciatori forniscono una cannabis più potente con più alto contenuto di THC (molto più apprezzata dai suoi consumatori),
- gli spacciatori forniscono una cannabis a prezzi inferiori a quelli del mercato legale,
- agli spacciatori si rivolgono quei minorenni esclusi dalla liberalizzazione.
L’anno scorso abbiamo assistito alla bocciatura del referendum ad opera della Corte Costituzionale, oltre all’accantonamento, in seguito alla crisi estiva di governo, di un disegno di legge che voleva consentire la coltivazione domestica di alcune piantine di cannabis, però per il prossimo futuro dovremmo poter stare tranquilli.
Ho pensato di scrivere ugualmente qualche riga sulla materia,
- sia per non rischiare di dimenticarmene,
- sia perché considero l’uso della cannabis il primo step per la stragrande maggioranza di coloro che poi diventano tossicodipendenti di sostanze molto più pericolose,
- sia perché sono totalmente contrario alla legalizzazione della cannabis.
La cannabis è certamente la droga più diffusa in Italia, come dimostrano i dati delle quantità che vengono sequestrate dalle forze dell’ordine, le quali hanno dichiarato di aver confiscato nel corso del 2021 oltre 20mila chilogrammi di hashish e quasi 50mila chilogrammi di marijuana, quindi il fenomeno merita molta attenzione e sarebbe necessario intensificare tutti gli sforzi per contrastarlo.
Personalmente non ho mai fumato neppure una canna, perché i miei genitori e i miei insegnanti mi hanno incusso fin da giovane un sano terrore sull’uso delle droghe.
Ricordo ancora lo shock e il trauma che ho provato alle medie quando una mia professoressa ha proiettato in classe alcuni stralci del film “Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, leggendoci poi anche alcuni passi del libro.
Si è trattato di una esperienza per me sconvolgente, ma sono contento di averla vissuta perché sono convinto che mi abbia aiutato a tenermi alla larga da certe sostanze.