La strabiliante pila di Karpen

Leggendo un post di un’amica su Facebook ho appreso nei giorni scorsi dell’esistenza dell’interessantissima pila di Karpenche

  • ora giace indisturbata a impolverarsi in un armadio del museo tecnico Dimitrie Leonida a Bucarest,
  • costituisce un qualcosa di sorprendente, di cui non avevo mai sentito parlare prima, anche se tutto il silenzio che ruota attorno a questa straordinaria pila mi è sembrato decisamente strano.
Essa venne studiata e sviluppata da un ingegnere rumeno di nome Nicolae Vasilescu-Karpen, che nel 1922 la brevettò e nel 1950 ne assemblò un prototipo, costituito da due pile collegate in serie che alimentano un piccolo motore galvanometrico, il quale a sua volta muove un filo collegato ad un commutatore.
Ad ogni mezzo giro il circuito viene aperto, per essere poi richiuso all’inizio del secondo mezzo giro.
Il tempo di rotazione è stato calcolato in modo tale che le due pile collegate in serie abbiano il tempo di ricaricarsi e che esse possano ricostruire la loro polarità durante il tempo in cui il circuito rimane aperto.

I due elettrodi della pila di Karpen sono composti uno di oro e l’altro di platino ed essi sono immersi in un liquido elettrolita costituito da acido solforico puro.

La particolarità di questo fantastico dispositivo è che esso si ricarica senza che siano necessari interventi esterni, quindi si direbbe che il circuito non dissipi energia e riesca a funzionare in un modo che dà l’idea di essere perenne, per quanto incredibile ciò possa apparire, dando così forma a un moto perpetuo di seconda specie.

Il 27 febbraio 2006 il giornale rumeno Ziua chiese e ottenne di verificare la pila di Karpen, constatando così che essa presentava ancora esattamente la stessa tensione di 1 Volt che possedeva nel 1950.
Ciò sembra dare ragione a Karpen, il quale all’epoca affermò che la sua pila avrebbe funzionato per sempre.

Certo una pila da 1 Volt serve a poco, perché essa non è applicabile a nessuno dei dispositivi elettrici o elettronici che usiamo adesso, però immagino che approfondendo e studiandoci sopra sia possibile aumentare l’entità della quantità elettrica di questo dispositivo.

A me sembra che un congegno che promette di fornire energia a costo zero meriterebbe maggiori attenzioni, infatti non mi sono stupito quando ho letto che esso sia stato oggetto di interesse e di ricerca da parte della NASA, che ora starebbe segretamente sfruttando la pila di Karpen, però sono praticamente sicuro che continueremo a non sentir parlare di questa pila, perché sono convinto che nessuno abbia convenienza a metterci nelle condizioni di poter entrare in possesso di un marchingegno simile.

Tutte le mie considerazioni si basano ovviamente sul presupposto che il 27 febbraio 2006 sia stata verificata esattamente quella pila che Nicolae Vasilescu-Karpen aveva costruito nel 1950.