I nostri amati smartphone troppo spesso vengono utilizzati dai manigoldi per raggirarci
Il nostro smartphone
è diventato uno degli strumenti preferiti dai cybercriminali per tentare di
raggirarci e per derubarci di un po’ di soldini.
Non
si tratta quasi mai di cifre importanti singolarmente, ma il fenomeno è
talmente diffuso che quando i fatti vengono valutati nel loro complesso si vede
che i totali sono davvero notevoli e che in termini quantitativi si tratta di
qualcosa di rilevante, infatti solo negli ultimi 12 mesi
- quasi 600.000 italiani hanno dichiarato di essere stati vittime di una truffa connessa alle utenze luce e gas,
- circa 540.000 italiani hanno dichiarato di essere stati vittime di una truffa connessa alle carte elettroniche,
- oltre 430.000 italiani hanno dichiarato di essere stati vittime di una truffa connessa alla telefonia mobile.
Gli smartphone vengono scelti perché essi contengono molti nostri dati sensibili, quali ad esempio: i nostri conti bancari, le nostre email, le credenziali dei nostri account online, le nostre password, etc.
Le truffe sono molteplici e la loro tipologia è in continua e rapida evoluzione, visto che i malintenzionati inventano sempre nuovi metodi per cercare di fregarci, comunque attualmente si possono riassumere nella seguente classificazione:
- truffe del virus sullo smartphone,
- truffe “Wangiri” (le cosiddette truffe dello squillo),
- truffe del vishing,
- truffe dello smishing.
Le truffe del virus sullo smartphone,
Con questo genere di truffe la vittima riceve dei falsi messaggi d'allarme che la informa di un virus che avrebbe infettato il suo smartphone e la sollecita a scaricare un antivirus, che però in realtà si rivela poi essere un dannoso malware oppure un dannoso spyware.
Le truffe “Wangiri”
Si tratta di un inganno molto diffuso con il quale la vittima riceve sul proprio smartphone una chiamata di un unico squillo per attirare l’attenzione.
Quando la vittima, spinta dalla curiosità, richiama il numero riceve una risposta immediata, che a volte risulta essere muta, mentre altre volte parte un audio registrato che intrattiene l’interlocutore per diversi secondi.
In entrambi i casi la trappola è scattata nel momento in cui è avvenuta la risposta e, anche se a prima vista il tutto potrebbe sembrare quasi uno scherzo, questo scherzetto potrebbe arrivare a costare anche 1,5 euro al secondo, perché quella telefonata viene reindirizzata a una linea a pagamento che arricchisce i truffatori e che prosciuga il credito della malcapitata vittima.
Le truffe dello smishing,
Lo smishing è una forma di phishing che utilizza gli smartphone come porta di accesso per sferrare un’imboscata attraverso degli SMS (il termine smishing deriva proprio dal fatto che si tratta di un phishing che si avvale di SMS) che inducano la vittima
- a cliccare su un link, oppure
- a rispondere al messaggio inserendo dei dati personali, oppure
- a scaricare sullo smartphone dei programmi che poi si rivelano essere dei dannosi malware oppure dei dannosi spyware.
Il termine vishing deriva dall’unione della parola voice e della parola phishing e si ha quando il truffatore contatta la vittima direttamente per telefono o tramite messaggio vocale per sollecitarla a compiere determinate azioni oppure per carpirle dei dati personali, che verranno poi usati per sottrargli denaro, ad esempio accedendo al suo conto corrente, impossessandosi del suo numero di carta di credito, oppure convincendolo a effettuare un bonifico.