Come è possibile che il caffè macinato costi meno di quello in grani ?

Andando in qualsiasi negozio e in qualsiasi supermercato mi capita sempre di sorprendermi per il fatto che il caffè macinato costi meno di quello in grani.

Non si tratta di una differenza esorbitante, però la cosa mi sconcerta perché mi aspetterei che un prodotto che viene sottoposto a una lavorazione aggiuntiva costi poi di più, invece le mie attese vengono sempre regolarmente smentite, perché si direbbe che per il caffè non valga la regola che un prodotto più lavorato e che offre un servizio supplementare debba costare di più di un prodotto grezzo, visto che per tutte le diverse marche trovo sempre che il caffè macinato sia più conveniente del caffè in grani.

Per poter dare una evidenza empirica di ciò che ho appena affermato ho provato ad andare in rete sul sito di una notissima azienda e ho trovato che

  • 500 grammi di caffè macinato costano 7,98 euro,
  • 500 grammi di caffè in grani costano 8.59 euro.
(questo è solo un banalissimo esempio, per fare il quale la scelta del tipo di caffè da considerare è stata puramente casuale. Si potrà facilmente verificare che tale bizzarria sia pressoché generalizzata).

Tra l’altro, sul sito che ho visitato, il caffè in grani viene venduto in confezioni da 500 grammi oppure da 1.000 grammi, mentre il caffè macinato viene venduto solamente in confezioni da 250 grammi; anche questo aspetto mi è sembrato avere la sua stranezza, perché solitamente le confezioni più piccole vengono vendute con un prezzo al chilo più alto, ma anche ciò sembra non accadere per il caffè.

Nella mia famiglia d’origine sono sempre stato abituato a non acquistare prodotti grattugiati o macinati, quindi in vita mia non ho mai comperato né del pane grattugiato né del formaggio grattugiato, però devo confessare che dopo il matrimonio ho iniziato a usare il caffè macinato.

Lo faccio per pigrizia, ma ammetto che ogni volta provo un certo disagio e mi sento anche un po’ stupido, specialmente da quando un paio di anni fa ho letto il libro “Siete pazzi a mangiarlo!” nel quale Christophe Brusset, un ingegnere che per anni ha lavorato ai massimi livelli nelle principali multinazionali del cibo, ha raccontato le molte porcherie che vengono compiute dalle aziende di quel settore per smerciare qualsiasi tipo di prodotto o materia prima, in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo, al solo scopo di ottenere dei margini di guadagno i più alti possibili.

In particolare ero rimasto molto impressionato e colpito quando avevo letto che una grande azienda aveva acquistato in India una grossa quantità di peperoncini, per poi accorgersi, all’arrivo della merce in Europa, che l’intera partita era contaminata con feci di ratti, con topi morti essiccati e con altra spazzatura non meglio specificata.
Pur di non dover perdere i soldi già pagati per l’acquisto, i dirigenti di quell’azienda decisero di far triturare il tutto e di metterlo in commercio come peperoncino in polvere.