70 euro alla settimana

Ieri ho avuto la sventura di leggere di una ragazza napoletana, che in cerca di occupazione aveva trovato su Instagram un'offerta di lavoro da commessa in un negozio di abbigliamento.

Quando la ragazza ha risposto all’inserzione per chiedere informazioni sull’impiego, si è sentita rispondere quanto segue per quanto riguarda orari e stipendio:

  • orari di lavoro:
    • da lunedì a venerdì: al mattino dalle alle 9-13.30; al pomeriggio dalle 15-15.30 alle 20.30-21
    • sabato: dalle 9 alle 20.30-21 orario continuato
  • stipendio: 70 euro a settimana, cioè 280 euro al mese
Quindi, si trattava di un lavoro di circa dieci ore al giorno per cinque giorni alla settimana e di quasi dodici ore nei sabati, in pratica circa 62 ore ogni settimana.
Per un simile carico di lavoro quello sfrontato negozio di abbigliamento si è permesso di proporre la vergognosa cifra di 70 euro alla settimana, cioè circa un euro all’ora!

Ovviamente la ragazza ha immediatamente dichiarato che a quelle condizioni quel lavoro non le interessava, e si è così sentita anche dire da quegli sciagurati che “questi giovani d’oggi non hanno voglia di lavorare“.

La giovane napoletana ha allora raccontato il tutto in video su Tik Tok, e in questo modo la vicenda è diventata di pubblico dominio.

Ho trovato davvero triste e scandaloso che in Italia esistano realmente persone disposte a proporre delle cose oscene come quelle che quegli schiavisti del negozio di abbigliamento nella zona Nord di Napoli hanno proposto alla 22enne napoletana.

Mi piacerebbe proprio che Instagram rendesse noto il nome e l’indirizzo del negozio che sta cercando una commessa che vuole pagare un euro all’ora, e mi piacerebbe anche poi sentire che tutte le persone abbiano smesso di fare acquisti in quel negozio.

Però mi piacerebbe anche che quel consigliere regionale di Europa Verde, che ha visto il video su Tik Tok e che lo ha poi pubblicato sui propri social, non si limitasse solo a manifestare il proprio sdegno, ma si decidesse a impegnarsi a fare qualcosa di concreto affinché gli sfruttatori del negozio di abbigliamento nella zona Nord di Napoli vengano subito puniti.

Temo purtroppo inoltre che non si tratti di un caso isolato, e ho il sospetto che ci siano tante persone che stanno lavorando per stipendi da fame simili a quello proposto alla giovane ragazza napoletana.